La chiamano economia circolare. Si tratta di quel processo attraverso il quale ogni oggetto riesce a ottenere una seconda vita. E’ la trasformazione di ciò di cui vogliamo o dobbiamo disfarci. Nel mondo contemporaneo, votato al consumo folle e spregiudicato, vivere secondo questi schemi è necessario. Soprattutto per via dell’esaurimento delle risorse. Ciascuno di noi, nel proprio piccolo, può fare la sua parte. Tuttavia, i grandi devono dare l’esempio e lo sport è sicuramente un mezzo efficace. Come le Olimpiadi di Tokyo 2020 dove da vecchi smartphone e più in generale rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche sono stati ricavati i metalli preziosi con cui fabbricare le medaglie per gli sportivi.
Cos’è l’economia circolare?
E’ un modello di produzione e consumo che implica condivisione, prestito, riutilizzo, riparazione, ricondizionamento e riciclo dei materiali e prodotti esistenti il più a lungo possibile. In questo modo si estende il ciclo di vita dei prodotti, contribuendo a ridurre i rifiuti al minimo. Una volta che il prodotto ha terminato la sua funzione, i materiali di cui è composto vengono infatti reintrodotti, laddove possibile, nel ciclo economico. Così si possono continuamente riutilizzare all’interno del ciclo produttivo generando ulteriore valore.
I RAEE. Una sigla che sta per rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche. Sono delle vere e proprie miniere dai quali estrarre metalli preziosi come oro, argento, bronzo, palladio, cobalto. Molto spesso vanno a finire nel cosiddetto sacco nero perché non tutti sanno che se riciclati correttamente possono essere sfruttati anche quando raggiungono il “fine vita”. Eppure il riciclo di questi oggetti è un’opportunità che il nostro Paese non è ancora in grado di sfruttare. Non solo non esistono in molte regioni d’Italia dei sistemi virtuosi di raccolta ma una volta raccolti non sono valorizzati con l’estrazione dei metalli preziosi e delle terre rare nel nostro territorio. Insomma, non siamo in grado di creare valore economico e opportunità lavorative.
“I nostri impianti di trattamento – dice Giorgio Arienti, General Manager di Erion Compliance Organization – sanno riciclare molto bene le materie prime presenti in grandi quantità quindi il ferro, l’alluminio il rame e la plastica. Non sanno invece riciclare le materie prime presenti in quantità infinitesimali e che hanno un valore rilevante da un punto di vista economico ma anche da quello strategico. Perché? Sono necessari impianti molto sofisticati che costano e richiedono investimenti molto elevati e che non si possono fare finché raccogliamo molto poco. E’ un circolo vizioso perché raccogliendo poco nessun imprenditore italiano si è sentito di investire in modo sostanziale in questi impianti. Quindi accade che gli impianti di primo livello tolgono le schede elettroniche e le mandano a impianti di trattamento all’estero in Belgio e Germania. Quindi noi facciamo lo sforzo di separare ma poi il beneficio dal punto di vista del riciclo di questi materiali non è in Italia ma è da qualche altra parte”.
Le Olimpiadi di Tokyo
Le medaglie sono il simbolo dell’eccellenza. Quando si pensa al riciclo invece si ha l’idea di oggetti di poco valore, di seconda scelta. E se le medaglie fossero riciclate? Gli organizzatori delle Olimpiadi hanno realizzato queste medaglie riciclando 78.985 tonnellate di rifiuti elettronici. Fra questi, ci sono 6,2 milioni di smartphone. Da qui provengono i 30,3 chili di oro, i 3.500 chili di argento e i 2.200 chili di bronzo usati per le medaglie. Per raccogliere tutti questi materiali, gli organizzatori hanno lanciato il progetto “Tokyo 2020 Medal Project”, che ha raccolto materiale elettronico. Grazie alla collaborazione con tutte le prefetture giapponesi e anche con NTT Docomo, il principale operatore telefonico nipponico. ll design delle medaglie, scaturito dalla matita di Junichi Kawanishi, direttore della Japan Sign Design Association e della Osaka Design Society, non è affatto riciclato. Lo hanno scelto dopo una selezione fra 399 progetti di professionisti del settore. Su un lato si vede la Nike alata dell’antica Grecia, simbolo universale di vittoria. Dall’altro il simbolo delle Olimpiadi di Tokyo 2020, con forme circolari che simboleggiano l’energia degli atleti e di chi li sostiene